Sviluppi dell’amplificazione digitale per chitarra dagli Anni ‘80
In questo articolo ci dedichiamo alle tecnologie digitali applicate all’effettistica e all’amplificazione per chitarra elettrica, dai primordi alle soluzioni più avanzate: gli amplificatori digitali. Parleremo di multieffetti digitali, physical modelling, IR cabinet e indicazioni pratiche.
Per una panoramica sui primi passi nello sviluppo delle chitarre elettriche dei loro amplificatori nella prima metà del XX secolo, dai un’occhiata a quanto abbiamo già scritto nell’articolo sugli amplificatori a valvole e in quello sugli amplificatori solid state.
Gli amplificatori
possono sostanzialmente essere di quattro tipi:
Nella
prima parte dell’articolo sugli amplificatori digitali ci
siamo occupati di
Nella prima parte di questo articolo abbiamo visto
brevemente i semi dell’informatica
tra ‘800 e ‘900 e poi le prime applicazioni elettroniche digitali al mondo
della chitarra. In questa seconda
parte proseguiamo con gli argomenti:
Il physical
modelling
Alla
fine degli Anni ’80 si affaccia sul mercato una tecnologia già allo studio dal
decennio precedente, ma frenata dall’insufficiente performance dei processori del
tempo: il physical modelling. Il
merito della commercializzazione va alla Yamaha Corporation che già aveva collaborato con
l’Università Stanford nello sviluppo della sintesi
FM (un esempio, il famoso synth DX7). Nel 1989 inizia con lo stesso
istituto la collaborazione per ottenere e brevettare la Digital Waveguide Synthesis (sintesi digitale di guida
d’onda). Nel 1994 compare il primo synth a modelli fisici, lo Yamaha VL1, progenitore
di un cambiamento epocale che avrà grandissima influenza sulla chitarra.
Nella
sintesi a modelli fisici si
ricostruisce un modello digitale dello strumento che genera il suono, ad
esempio da una corda pizzicata (tempo dipendente), e del mezzo fisico in cui
essa si propaga (costante) includendo il tipo di strumento, il tipo di
vibrazione e le sue possibili limitanti, l’elasticità e il gauge della corda, il tocco dell’esecutore e molti altri parametri.
Più fitta e raffinata è la loro analisi e raccolta, più aderente è la
simulazione (nello schema un esempio basilare di suddivisione di un clarinetto).
La
differenza rispetto al passato è sostanziale: invece di tentare semplicemente di
riprodurre un suono tramite sintesi (dall’organo Hammond [sintesi additiva] al
sintetizzatore Moog [sintesi sottrattiva] ai campionatori [sintesi per
campioni]), il physical modelling si prefigge di produrlo lui stesso a partire
da ricostruzioni matematiche di strumenti, che a questo punto possono anche
essere oggetti di fantasia, con le loro forme e materiali, ambienti di
propagazione e inflessioni dell’esecuzione musicale.
Le
porte dell’Inferno, o del Paradiso secondo i gusti, sono aperte e la simulazione
a modelli fisici inizia a prendere di mira qualsiasi oggetto atto a produrre
suoni. Nel campo chitarristico questo significa chitarre elettriche e acustiche,
amplificatori di ogni genere, altoparlanti, effetti a pedale e a rack, con particolare attenzione al vintage, che viene finalmente messo a disposizione, seppur in
versione virtuale, dei musicisti desiderosi
di un suono ricercato e particolare per le proprie produzioni.
Tra i marchi che si occupano fin dagli Anni ‘90 di physical modelling per i
chitarristi citiamo Roland (guitar synth
VG-8, 1995), Line 6 (combo microfono
ed eventuali pedali inclusi.
I modelli ottenuti sono condivisibili in rete tra musicisti o acquistabili dai
nuovi professionisti della profilazione.
Finali
digitali
In una versione successiva, il Kemper Profiler viene dotato di finale in classe D. Il cerchio è chiuso
con un vero amplificatore digitale
integrato con centinaia di modelli di ampli ed effetti e un finale anch’esso digitale.
I
finali digitali, o in classe D, trovano ormai moltissime applicazioni in
campo Hi-Fi, Pro Audio e
consumer. Ricevono il segnale analogico, lo convertono in una sequenza di impulsi relativi ad ampiezza e frequenza
del segnale in ingresso (PWM) e lo amplificano in uscita con un’efficienza
impensabile per i finali analogici.
Uso pratico
Quando
usiamo una macchina musicale digitale dobbiamo sempre tenere a mente che, per
quanto raffinata ed efficiente possa essere la sua interfaccia utente, non stiamo utilizzando un amplificatore a
valvole o un pedale analogico o una chitarra… di legno. Quelli che sembrano
potenziometri sono quasi sempre encoder
(codificatori che trasformano il movimento impresso in segnale digitale) e le
regolazioni dei parametri sono “tradotte” per le nostre abitudini. Una buona
fruizione della macchina digitale richiede in realtà un approccio friendly da entrambi i fronti
dell’interfaccia. Le prime diffusissime pedaliere
digitali, spesso con sezioni analogiche integrate, offrivano pannelli poco
comprensibili e sonorità impreviste o sgradevoli spesso per la scarsa conoscenza
che il chitarrista aveva di regolazioni basilari come i livelli di volume e
guadagno, la disposizione nella catena di
segnale dei moduli effetto, l’equalizzazione
attiva ben differente dai toni passivi di un amplificatore, etc.
Nell’uso
per recording è certamente auspicabile una conoscenza diretta dei modelli di
amplificatore e dei pedali più noti e ripresi nella discografia storica,
soprattutto in ambito rock. Seguire blog come questo e forum dedicati alla
registrazione digitale è certamente di grande aiuto nell’ottica di condivisione
di informazioni e altro.
Riassumiamo
alcuni grandi vantaggi offerti dagli amplificatori digitali:
Restando
nell’ambito delle macchine di elevata qualità, l’unico svantaggio è
rappresentato dall’impressione ricavata da alcuni chitarristi più legati alla
tradizione e al vintage che il suono digitale sia più “freddo” e meno “dinamico”
di quello degli amplificatori a valvole o dei migliori solid state. In realtà,
se questo rilievo può avere qualche fondamento nell’uso live, in studio e in
ambito totalmente digitale sembra ormai insignificante. Anche i chitarristi
rock più famosi stanno abbandonando la registrazione in ambienti reali di
amplificatori e cabinet microfonati.
Anche
il rischio di crash improvvisi dal
vivo è sempre più raro.
Il bello
deve ancora arrivare
Il
resto è storia dei nostri giorni. Possiamo contare su macchine integrate e software di simulazione a modelli fisici
capaci di produrre suoni chitarristici di qualsiasi genere, sia per la
registrazione che l’uso dal vivo, con qualità tonali e soprattutto dinamiche
impensabili agli esordi. L’uso di modelli fisici si va estendendo sempre più ad
amplificatori modelling dal rapporto qualità/prezzo molto interessante.
Nei prossimi
anni gli sviluppi e gli affinamenti in campo informatico musicale produrranno
continue e significative migliorie. È il caso dei recenti IR (acronimo per Impulse
Response) cabinet, che integrano
in un modello di cassa l’algoritmo della sua risposta
a un impulso contenente
tutte le frequenze utili, tenendo conto di materiali, volumi, ambienti,
microfoni simulati e loro posizioni, etc., il tutto per fornirci un suono digitale
sempre più rispondente alla realtà fisica di riferimento.
Implementazioni
digitali frutto di studi di psico-acustica,
spesso non dichiarate, sono incorporate nei prodotti consumer e anche in alcuni
amplificatori dal prezzo contenuto per riprodurre caratteristiche sonore di
esemplari di rango più alto.
Tecnologie
come physical modelling, IR cabs, Bluetooth per collegamenti wireless, app per
smartphone vanno producendo amplificatori piccoli, pratici e versatili e altri oggetti di grande utilità.
Il
vecchio amplificatore analogico duro e puro appare sempre più lontano dalla
mente e dalle abitudini dei musicisti più giovani, oltre che dei professionisti
alla ricerca di soluzioni pratiche e convenienti per il proprio lavoro.
Un treno in corsa da non
perdere per rimanere al passo con la musica!
Riferimenti
Vari, Plug In – suppl.
Axe - Periodico per chitarristi n.35, 1999 Edizioni Palomino
F.Dadò, Test Kemper
Profiler su Axe - Periodico per
chitarristi n.174, 2012 Edizioni Palomino
www.tommasorosati.it/wp-content/uploads/2016/03/Si...