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Fabrizio Dadò da Fabrizio Dadò
il ottobre 15, 2021

Catena effetti chitarra e basso: miglioriamo il suono comprendendo i diversi tipi di bypass e l’uso dei buffer

In questo articolo cerchiamo di comprendere le differenze tra i tipi di bypass dei pedali effetto per chitarra elettrica e basso in una pedaliera e l’uso eventuale di buffer.

Daremo per scontato che chi legge conosca già le differenze tra i vari effetti a pedale, rimandando all’articolo “La catena effetti per chitarra elettrica: capirla e organizzarla al meglio” per una trattazione generale.


Tipi di bypass e uso di buffer/pedali bufferizzati

Affrontiamo due circuiti molto importanti per un uso consapevole dei pedali effetto:

  • Bypass
    Può essere meccanico stile vintage (hard) oppure true bypass passivo e attivo.
  • Buffer
    Può essere interno al pedale, ma può essere anche esterno


Quale bypass

Se il nostro pedale è del tipo true-bypass, tutto quanto esposto nell’articolo “Catena effetti chitarra/basso: ottimizzare il suono gestendo alimentazione e collegamenti” sull’impedenza vale solo quando l’effetto è attivo. Quando non lo è, infatti, il segnale in ingresso viene portato tal quale all'uscita e sarà come aver collegato il cavo della chitarra direttamente all’input del secondo pedale. Quasi, dal momento che, come abbiamo visto, cablaggi e cavi comportano un teorico aumento dell'impedenza e che di bypass ce n’è più d’uno. Vediamo quali sono…


Bypass e… basta

Brutta notizia per gli appassionati di pedali vintage: purtroppo non tutti gli effetti prodotti decenni fa possono essere facilmente integrati con quelli più moderni. Il motivo è che il tipo di bypass adottato sino alla fine degli Anni ‘70 e oltre era un drastico spostamento del segnale dalla presa d’ingresso a quella d’uscita tramite un semplice deviatore, senza in realtà isolare il segnale anche dall’uscita del circuito e magari lasciando qualche componente attivo anche a effetto disattivato. Aggiungiamo che i circuiti più vecchi hanno ingressi affidati ai normali transistor del tempo, ed ecco che perdite di segnale e rumore sono sempre dietro l’angolo nella nostra iper-attrezzata pedaliera. Unica soluzione: rivolgersi a un bravo tecnico o accettare di usare il prezioso cimelio da solo, fuori pedaliera e alimentato possibilmente a pila.



True bypass passivo

Da un certo momento in poi si iniziarono ad adottare ingressi a FET ad alta impedenza e i foot-switch ancora in uso oggi, che in effetti isolano il circuito della chitarra dal circuito del pedale. Unici problemi, la durata relativamente limitata nel tempo a seconda della loro qualità, e la possibilità di rumore all’attivazione se il circuito non è più che ben progettato. Il collegamento elettro-meccanico avviene tramite un footswitch a 9 piedini cosiddetto 3PDT (triple-pole, double-throw: tre poli [due per il segnale, uno per l’alimentazione del LED], due vie), ma alcuni circuiti realizzano il true bypass anche con switch 2PDT (due poli, due vie).

Ci accorgiamo che un pedale è di tipo true bypass passivo (hard wire) se, togliendo l’alimentazione, il segnale della chitarra transita a pedale spento.


Bypass attivo o buffered (o logical in alcuni casi)

Se ben realizzato, sarebbe il modo più raffinato e completo per isolare il segnale della chitarra dal circuito dell’effetto, sia all’ingresso che all’uscita dello stesso. Prevede l’uso di uno switch del tipo su descritto abbinato a due buffer posti all’ingresso e all’uscita del circuito dell’effetto. Il buffer è un piccolo circuito dotato di trasparenza timbrica, amplificazione unitaria e ampia banda passante.

I primi pedali con buffered bypass furono introdotti a fine Anni ’70 dalla Boss, poi seguita da altri costruttori giapponesi. Alla silenziosità e all’adattamento in ingresso e uscita degli effetti, si aggiunge la silenziosità della loro attivazione grazie all’uso di relé anziché di switch.

Ci accorgiamo che un pedale è true bypass attivo se, togliendo l’alimentazione, il segnale non transita a pedale spento.

In questo genere di pedali va segnalata una certa variabilità nella fedeltà timbrica, non solo per le ovvie differenze qualitative tra una marca e l’altra, ma anche per il fatto che a volte i progettisti si fanno prendere la mano nel design aggiungendo al semplice buffer qualche altra accortezza circuitale con lo scopo di “migliorare” il suono o di meglio adattarlo all’effetto (logical bypass).


Alcuni sono quindi molto trasparenti, altri meno, ed è soprattutto il caso di delay, chorus e flanger, dove l’influenza sul segnale originale anche in bypass è piuttosto evidente all’orecchio dei più smaliziati. E le cose possono peggiorare a seconda degli accoppiamenti in pedaliera! Ecco perché alla fine sta prevalendo l’uso del true bypass passivo elettro-meccanico.


Pedali né true né bypass

La definizione riguarda soprattutto molti pedali digitali, in cui il segnale viene codificato all’ingresso, trattato digitalmente e restituito analogico in uscita. Va detto che in alcuni casi di alto livello (e prezzo) l’elevata qualità dei convertitori AD DA consente risultati superiori a quelli di un true bypass attivo. Per contro questi effetti non sono mai esclusi dalla nostra catena effetti, sia che siano accesi o spenti. Vedremo in un prossimo articolo come gestire questa eventualità in modo maniacale. Esistono anche pedali che consentono entrambe le modalità: buffered bypass e true-bypass!

Buffer

Più volte in questo articolo avete letto la parola buffer. Di che si tratta? È un piccolo circuito molto trasparente, con ampia banda passante e a guadagno unitario (idealmente, in realtà c’è sempre un’impercettibile attenuazione) rispetto al segnale elettrico in ingresso.

Se è così ininfluente, allora che cosa fa? Molto semplicemente isola il segnale dei pickup dal resto del sistema e lo adatta in impedenza, rendendolo disponibile con il massimo trasferimento d’energia e di armoniche per i trattamenti successivi a opera di altri circuiti, annullando inoltre l’effetto negativo dell’uso di cavi lunghi a valle.

Il buffer può essere interno a un pedale, come visto nel caso dei pedali con bypass “bufferato”, oppure contenuto in un pedale esterno.

Se ben progettato e costruito, non dovrebbe “suonare”, ma lasciare il suono della chitarra come è in origine.

Esistono anche buffer passivi, che funzionano tramite trasformatore e solitamente hanno uscite bilanciate.

Le cosiddette DI box sono buffer dedicati, sia attivi che passivi, utilizzati spesso con le chitarre acustiche elettrificate, anche se generalmente queste oggi hanno pickup con preamp che forniscono un segnale corretto e adattato per il collegamento diretto a mixer e schede audio o effetti senza ulteriore trattamento purché i cavi non siano troppo lunghi e non ci siano particolari fonti di interferenza.


Dove posizionare il buffer?

In linea di principio all’inizio della catena effetti, anzi teoricamente prima del cavo, subito dopo la presa jack della chitarra. In realtà troviamo sempre il buffer ai nostri piedi come primo pedale. È bene sapere che alcuni effetti, come i wah, alcuni fuzz e alcuni vecchi compressori devo trovarsi a diretto contatto con il circuito dei pickup, pena un comportamento diverso dal previsto, perché storicamente pensati per questo tipo di collegamento.

Esistono rare soluzioni, come nei noti effetti Cornish, che adottano due buffer: il primo è attivo a effetto spento, il secondo lavora sull’ingresso del circuito dell'effetto, in modo che, ovunque si posizioni il pedale, non ci siano problemi dallo stesso né da quelli che lo precedono o lo seguono.

Teoricamente non avremmo bisogno di buffer se la chitarra monta pickup attivi o se il primo pedale della catena è del tipo buffered bypass. Sempre teoricamente, non avremmo bisogno di buffer in uscita dalla catena effetti, ma, se questa è lunga e varia, potrebbe essere utile fare un test con e senza. Ricordiamoci che è sempre bene sperimentare.

A volte l’inserimento di un buffer all’interno della catena, tra pedali comuni e altri con caratteristiche particolari (ad esempio certi con una valvola incorporata), può essere auspicabile.

È frequente l’uso di accordatori, booster o altri tipi di effetti dinamici all’inizio della catena proprio in funzione del loro ottimo stadio di buffering, più o meno escludibile.


Nulla vieta di inserire un buffer tra strumento e amplificatore, soprattutto in presenza di cavo molto lungo, su palco o in studio; in tal modo si ovvierà a problemi di interferenze e rumori.

A proposito di amplificatori, c’è molto da dire anche sulle loro accoppiate con i pedali. Ne parleremo presto!

E per i casi speciali, ricordiamoci che possiamo sempre chiedere consiglio al nostro tecnico di fiducia e magari farci costruire un buffer ad hoc per la nostra pedalboard!


Fabrizio Dadò