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Fabrizio Dadò da Fabrizio Dadò
il aprile 28, 2022

​Chitarra e distorsione: gli inizi


Come e quando nacque la voglia di suoni distorti e come si sviluppò negli Anni '60.

Ci occupiamo qui dei primi esempi noti di distorsione e in particolare dei primi fuzz, effetti a pedale (anche detti stompbox) dedicati alla distorsione.

Nell’articolo racconteremo come nacquero i primi suoni distorti e con quali mezzi furono ottenuti.

Prima di proseguire, è utile che chi legge conosca le differenze tra i vari effetti a pedale per chitarristi e bassisti. A tal scopo consiglio la lettura dell'articolo del blog Soundsation su Come scegliere il giusto pedale overdrive o distorsore.

Prodromi della distorsione

Fino alla metà degli Anni ’60 la distorsione del suono della chitarra era vista piuttosto male, anche se poteva essere presente per motivi tecnici, ad esempio come leggero crunch nelle incisioni di musica jazz o blues. I suoni in voga per le produzioni pop, surf, country e rockabilly erano tendenzialmente puliti, se non proprio cristallini: un esempio per tutti, il suono della chitarra Stratocaster® di Hank Marvin (al secolo Brian Robson Rankin) degli inglesi Shadows, di cui è notissimo il grande successo Apache del 1960.

Meno cristalline erano le incisioni dei musicisti blues, da Sister Rosetta Tharpe a Hubert Sumlin (con Howlin’ Wolf), o quelle di Link Wray, Chuck Berry, Tommy Tedesco in alcune session, e altri. A volte accadeva per scelta, più spesso per i limiti dell'amplificazione, della ripresa microfonica e dei banchi mixer.

Ad esempio, Paul McCartney sostiene (sulla rivista “Guitar Player” di ottobre 1992) che i Beatles amavano far distorcere e comprimere il suono dal mixer dello studio e racconta di aver registrato per Ob-La-Di, Ob-La-Da (1968) una traccia di chitarra acustica distorta proprio mandando gli aghi nella zona rossa della scala dei VU meter, quindi alzando il livello della traccia oltre il limite della saturazione (il grado di orientamento delle particelle magnetiche su un nastro oltre il quale non è più possibile ri-orientarle per una successiva registrazione).


Fin dal 1960 operava come turnista in California il famoso pedal steeler Orville Red Rhodes (Monkees, Beach Boys, Byrds). Appassionato di elettronica, aveva realizzato qualcosa di simile a un fuzz per gli amici musicisti. Il primo esempio di distorsione espressamente voluta si ascolta nel 1962 proprio da un suo effetto, sul brano The 2,000 Pound Bee dei Ventures. Il titolo del brano è significativo: L'ape da 2.000 libbre!


Il Maestro Fuzz-Tone

L'anno precedente, il 1961, era accaduto il fatto che aveva ufficialmente aperto le porte alla distorsione, e partendo da un basso, non da una chitarra! Infatti, registrando una sessione di basso a 6 corde del chitarrista Grady Martin a Nashville, il fonico Glen Snoddy (nella foto in B/N) si accorse che il suono inciso era “difettoso”. C’è chi dice che il problema fosse nell’amplificatore di Martin, chi invece sostiene che il basso, collegato direttamente a un ingresso del banco, l'avesse mandato in distorsione. Sta di fatto che la traccia distorta fu apprezzata dalla produzione e utilizzata per il brano di successo Don’t Worry del cantante country Marty Robbins. Poco dopo, sempre nell'arco del '61, Grady Martin fece uscire a suo nome il pezzo The Fuzz, basato sulla stessa sonorità distorta.

Sulla scorta di quel primo “errore tecnico”, Glen Snoddy e l'ingegnere televisivo Revis Hobbs brevettarono il primo distorsore, realizzato materialmente dalla Gibson: il Maestro Fuzz-Tone (alla lettera, suono sfuocato, confuso o anche grinzoso). Funzionava su tre stadi di guadagno grazie a tre transistor al germanio, ed era alimentato inizialmente con una e poi con due pile del tipo C (mezze torce da 1,5 Volt, quindi solo 3 Volt in tutto!). Inizialmente la Gibson lo integrò nel basso EB-0F e nella doppio manico chitarra-basso EBSF-1250 (la F sta per Fuzz), per poi proporlo come effetto a se stante con il nome Maestro FZ-1 nel 1962. I controlli erano due: Volume e, curiosamente, Attack per la distorsione, definizione che sarà proposta anche su altri modelli.


Il successo non arrise all'FZ-1 fino al 1965, quando Keith Richards dei Rolling Stones ne usò uno per una traccia pilota di (I Can't Get No) Satisfaction, che si dice dovesse temporaneamente sostituire un riff di fiati. Il brano alla fine uscì con il famoso riff distorto di chitarra. Inizialmente Richards non ne fu entusiasta, ma poi usò il fuzz Maestro anche durante il tour negli USA dello stesso anno, iniziando un nuovo capitolo della musica rock.

Val la pena ricordare qui che uno dei suoni crunch di maggior successo di tutti i tempi, il riff di You Really Got Me dei Kinks, era arrivato l'anno prima, nel 1964. Fu però ottenuto dal chitarrista Dave Davies tagliando un altoparlante con una lametta; in un impeto di rabbia per una delusione amorosa secondo lui, ma secondo altri durante un litigio con il fratello cantante Ray, che parimenti sostenne di aver preso quell'iniziativa.

Nel 1965 il circuito del Maestro FZ-1 venne migliorato e il pedale rinominato FZ-1A. Nel 1968 Robert Moog – ingegnere già inventore del sintetizzatore a suo nome – lo trasformerà ulteriormente sostituendo i transistor al germanio (a sinistra nella foto) con altri più stabili al silicio (a destra nella foto) e alimentandolo finalmente con una batteria da 9 Volt (modello FZ-1B).


Nuovi fuzz dal Regno Unito

Quelli fin qui descritti non sono gli unici segni noti della voglia di distorsione degli Anni '60. Anche Dick Denney, musicista, tecnico e mitico progettista degli amplificatori Vox, ne aveva disegnato uno nel 1965: il compatto Vox Distortion Booster, che la casa inglese Jennings, dubbiosa, non volle mettere in commercio fino all'evidenza del successo del Maestro. Si attaccava direttamente alla presa jack della chitarra, così come nel 1969 accadrà per il booster LPB-1 della statunitense Electro-Harmonix. Il contenitore dell'LPB-1 fu usato anche per ospitare il circuito del Muff Fuzz, che in realtà era un blando overdrive.


Nel 1964 il session man Victor Flick (sua la chitarra del tema dei film di James Bond) si era rivolto al tecnico Gary Hurst (ex-Vox, ex-Elka) per far apportare delle modifiche al suo Maestro, a suo dire dotato di un suono troppo sottile, ruvido e con poco sustain. Arrivò così nel 1965 il primo Tone Bender (subito con pila da 9V e true bypass!), apprezzato tra i primi da Jeff Beck, poi da Jimmy Page, Mick Ronson, Pete Townshend e tanti altri.


Di lì a poco il pedale fu commercializzato come Sola Sound Tone Bender, seguito da altri simili con lo stesso nome prodotti dalla Vox, dalla Electronic Sounds e dal 1967 dall'italiana JEN Elettronica (i primi esemplari italiani furono costruiti dalla Eko).

Altri fuzz furono proposti dalla Baldwin-Burns (Buzzarounds), dalla Carlsbro (Fuzz-Tone) e dalla WEM (Pep Box).

Il 1965 fu dunque l'anno della grande svolta tecnica e musicale per il guitar sound elettrico. Grandi solisti come Eric Clapton, Jimmy Page e Jeff Beck andavano facendo della distorsione un definitivo elemento timbrico ed espressivo.

Il Fuzz Face


Jimi Hendrix fu probabilmente il più famoso e influente nel determinare il grande successo dei fuzz costruiti dal batterista e imprenditore inglese Ivor Arbiter: i Fuzz Face. Dotati di transistor al germanio dal 1966 al 1968 circa, e in seguito di transistor al silicio, i Fuzz Face erano costituiti da pochissimi componenti: due soli transistor, qualche condensatore e resistenza, il tutto racchiuso in una base per asta microfonica.


Narra Roger Mayer, il famoso progettista (attrezzature recording, synth analogici, pedale Octavia) nonché sound engineer di Jimi Hendrix, che il chitarrista era solito comprare i Fuzz Face in grandi quantità per poter selezionare quelli più stabili e consistenti nel suono (all'epoca il costo di un Fuzz Face era circa un quinto di quello di un Maestro). È infatti nota la dipendenza del funzionamento dei transistor al germanio da temperatura e alimentazione, risolta con l'arrivo di quelli al silicio. Per lo stesso motivo, Mayer informa che in realtà i suoni di chitarra registrati da Hendrix, diversamente da quelli live, erano ampiamente trattati con adeguata pre-amplificazione (prima del pedale) ed equalizzazione (sul mixer).

A causa di problemi finanziari, nel 1968 la Arbiter si fuse con la Dallas Musical LTD, dando vita al marchio Dallas Arbiter Fuzz Face. In seguito subentrerà la CBS e la produzione terminerà nel 1975.

Dal fuzz in poi

Chiudiamo questo articolo con una menzione del venerato Electro-Harmonix Big Muff Pi, distorsore progettato nel 1969 da Mike Matthews e Bob Myer sulla scorta del precedente Axis Fuzz. C'è chi non lo ritiene propriamente un fuzz perché, oltre all'uso di tre o quattro transistor (secondo i modelli), utilizza diodi per il clipping e offre qualche complessità circuitale in più. Fu l'inizio di un nuovo corso che sarebbe durato per tutti gli Anni '70. Ne parliamo nell'articolo Come scegliere il giusto pedale overdrive o distorsore.

In conclusione, una raccomandazione: qualunque replica di fuzz si decida di inserire nel proprio rig, ricordiamoci che questi pedali funzionano al meglio se possono “vedere” il pickup della chitarra. Quindi, prima posizione in pedaliera e niente buffer!

Fabrizio Dadò

Riferimenti

Guitar Player Magazine n.274 - Ottobre 1992 (Miller Freeman Publications)

Axe – Periodico per chitarristi n.171 - Marzo 2012 (Edizioni Palomino)

http://www.sixstringsvintage.com


TAG: strumenti-musicali, fuzz, chitarra-elettrica, distorsione, rock-guitar-sound,