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Come scegliere il mixer giusto per l'Home Recording?


Il terzo ed ultimo appuntamento è dedicato alla scelta del mixer per l'home recording, una pratica per la produzione musicale che ha conosciuto un enorme successo negli ultimi vent’anni, di pari passo con l’introduzione della tecnologia digitale. Anche in questo caso un mixer può aiutare moltissimo nelle varie fasi del lavoro, soprattutto in merito a tutto ciò che è la gestione dei flussi di segnale in entrata ed in uscita dalla DAW, ma non solo...


Il termine Home Recording per chi è un minimo pratico della lingua inglese risulta essere di immediata comprensione.

Formato dalla parola “home” che significa letteralmente casa e “recording” registrazione, identifica quella pratica, tanto in voga tra i musicisti dell’era “contemporanea” della registrazione casalinga.
Una modalità per produrre musica che può essere considerata in antitesi rispetto alla registrazione effettuata in ambiente dedicati, come il buon vecchio studio di registrazione.
Ad un gradino leggermente più “alto”, in una ipotetica scala del recording troviamo il “project studio” che è considerare come una via di mezzo tra la registrazione casalinga (spesso effettuata nella propria cameretta) e lo studio di registrazione. Il project studio è un ambiente di solito più strutturato, spesso ricavato in un luogo opportunamente attrezzato della casa e, nella migliore delle ipotesi, con un trattamento acustico adeguato degli ambienti al fine di ottenere un ascolto migliore.


Home Recording e Grammy Awards

Come avrete già notato, anche nell’introduzione, non si è mai fatta una distinzione vera e propria in relazione nè alla qualità nè alla presunta professionalità. Nonostante ciò che possano dire e professare i “puristi” della registrazione è un dato di fatto che ad oggi questa distinzione, almeno se guardiamo ai risultati, non ha senso di esistere: che si possono fare produzioni estremamente professionali anche a casa è realtà. Una delle ultime e più eclatanti testimonianze di ciò è l’album When We All Fall Asleep, Where Do We Go? di Billie Eilish che si è aggiudicato ben 5 statuette ai Grammy Award 2020 più altri svariati premi. Questo album, per ammissione stessa dell’artista, è stato registrato per la grande maggioranza in casa, nella cameretta di infanzia…

Quindi, anche se probabilmente il nostro scopo ultimo non è vincere 5 Grammy Award (chi può dirlo…), è certamente buona regola leggere la nostra miniguida così da farsi un’idea più precisa dell’argomento ed essere in grado di scegliere lo strumento giusto per l’home recording!



La DAW: Digital Audio Workstation...

Ancora prima di parlare nello specifico del mixer occorre spiegare cosa si intende per DAW, che è poi il “cuore” pulsante del nostro home studio.

La Digital Audio Workstation (DAW) non è altro che una postazione di registrazione che permette di acquisire un certo numero di piste (canali) attraverso la tecnologia digitale. Tutti gli strumenti che producono segnali analogici, come chitarre, voci e tastiere (non digitali) etc. per essere registrate su digitale devono essere convertiti in segnali digitali (una serie quasi infinita di O/I) e riversati su un supporto in grado di conservare ed elaborare questi dati, di fatto un hard disk.
Le DAW possono essere degli strumenti “all in one” con canali in entrata, convertitori e gestione dei livelli - di fatto molto simili a mixer - oppure, come accade sempre più spesso negli ultimi anni, possono essere costituite da un computer che serve come “appoggio” (o core) ed al quale è demandata la potenza di calcolo, e una serie di periferiche che includono tra le altre la scheda audio.
La scheda audio, ormai lo strumento più utilizzato per l’home recording, è un dispositivo in grado di preamplificare i canali in ingresso e convertire i segnali da analogici a digitali per poi riversarli in un software per il mixaggio, il sequencer audio.
La delicata operazione di conversione del segnale analogici in digitale è affidata al convertitore in grado di procedere alle operazione AD/DA (analogico-digitale e viceversa) con un certo grado di accuratezza.
Sul mercato esistono convertitori da qualche decina di euro fino ad arrivare a cifre esorbitanti.



L’uso del mixer

Nello scenario appena descritto si potrebbe immaginare che un mixer esterno non sia così essenziale ed invece, a ben vedere, nella quasi totalità degli home recording e project studio è uno strumento praticamente onnipresente. Il motivo principale? Comodità

Il mixer infatti è spesso usato come strumento di “servizio”, un centro per aggregare segnali e dove possono transitare i vari canali in entrata ed in uscita, che possono essere così gestiti in maniera immediata e veloce tramite pochi e semplici passaggi.

In aggiunta a ciò, non è assolutamente dato per scontato che la scheda audio abbia preamplificatori microfonici all'altezza e quindi spesso si preferisce utilizzare quelli del mixer per poi rilanciare i segnali, bilanciati, nei convertitori della scheda audio e pronti per essere registrati.



Il routing

Senza dubbio uno dei motivi che più spingono ad usare un mixer esterno in ambito home recording è la gestione del routing dei segnali.
Avere tutto sotto controllo, con la possibilità di utilizzare le cuffie in modo semplice, aprire e chiudere canali dei vari strumenti, mixare le sorgenti in maniera “analogica” e non virtuale rimane ancora uno dei modi più semplice e preferiti per lavorare. Fare tutte queste cose attraverso un mixer virtuale su computer, usando un mouse, è una cosa che ancora oggi nel 2020 rimane scomoda e veramente molto noiosa.
Dobbiamo quindi immaginare questo mixer come uno “strumento di servizio”, un espediente che serve per agevolare i flussi di lavoro e la vita stessa dell'home recorder piuttosto che complicare.
Allo stesso modo, soprattutto se decidiamo di usare la sezione preamplificatrice del mixer, sarà necessario affidarci ad un mixer dotato di un buon preamplificatore microfonico.

Un preamplificatore, a prescindere da qualsiasi discorso legato alla qualità sonora, deve poter garantire una headroom adeguata ed un buon rapporto segnale rumore. Nel link proposto da WiKipedia la figura visualizzata chiarisce molto bene il concetto. Canali

Ancora una volta il numero di canali di cui abbiamo bisogno dipende dalle nostre reali necessità e mai come in questo contesto è difficile consigliarne un numero “adatto”. Per approssimazione ci sono però un paio di possibili scenari e che dipendono sostanzialmente dalla scheda audio scelta e dal nostro approccio alla registrazione.
Le schede audio sono in grado di registrare un certo numero di canali in contemporanea che dipendo dagli ingressi “fisici” della scheda stessa. Il concetto è il medesimo delle vecchie “piste” dei registratori a bobina: 4, 8, 16 e così via.
Se guardiamo alle schede audio consumer o semiprofessionali è facile che si abbia a che fare con periferiche con un canale stereo in entrata (due canali mono sostanzialmente) sprovviste di preamplificatori microfonici o, nella migliore delle ipotesi, uno solo canale con preamplificatore dedicato ad uno strumento (come la chitarra) o ad un microfono. Come è ovvio, salendo col budget di spesa, si può acquistare una scheda con più IN e più preamplificatori, ma come detto più volte in questa rubrica a noi piace ragionare basandosi su cifre di spesa tutto sommato contenute.

Quindi, come fare a registrare la nostra band nella sala prove avendo a disposizione una semplice scheda dotata di soli due ingressi? Questo, nella vita reale del musicista, è uno scenario abbastanza frequente e che si può risolvere con risultati assolutamente dignitosi utilizzando il caro vecchio mixer. In un colpo solo si potrà preamplificare e mixare i vari canali e mandare il mixato stereo allo stereo IN della scheda audio ed il gioco è fatto! Se poi il mixer possiede un qualsiasi supporto interno per la registrazione diretta (pennina USB per esempio) allora il tutto risulterà ancora più comodo, ma questo è un altro discorso.
Il vantaggio dell’uso del mixer in una situazione come quella appena descritta ci permette anche, eventualmente, di usare la sezione AUX del mixer come linea monitor (ascolto in cuffia) evitando di entrare in dominio digitale e quindi mettendoci al riparo da eventuali latenze in ascolto...



Pronti per la scelta?

Come abbiamo già intuito, anche questa volta, prima di concentrarci su quale mixer scegliere, è bene operare alcune scelte di base in merito alla strumentazione utilizzata per la registrazione, scelte che dipendono dalle nostre esigenze. Individuato il “core” del sistema, formato da computer e scheda audio, è il momento di capire di quale mixer abbiamo bisogno, considerando che per questa applicazione le caratteristiche più importanti possono essere così riassunte:

routing completo (aux, cuffie, PFL…)

preamplificatori microfonici di qualità

semplicità di utilizzo

compattezza (in relazione agli ambienti spesso piccoli dove viene usato)


Siamo arrivati all’ultimo appuntamento di questa prima rubrica sui mixer e, come mai avrete capito, l’intento non era di certo fare delle guide esaurienti su tecnologie e prodotti, né tantomeno fare pubblicità ai prodotti appartenenti a Frenexpeort, che ha ideato e supportato l'iniziativa, ma piuttosto fornire una serie di informazioni semplici e che crediamo possano essere utili a molti amanti della musica che non sanno bene a quali prodotti rivolgersi.

Nonostante questo, guardando ad alcuni prodotti Soundsation, è facile identificare alcuni mixer che possono benissimo rispondere alle caratteristiche di cui sopra. Ve ne suggeriamo un paio, MioMix series e AlcheMix series. Buona scelta e soprattutto… BUONA MUSICA!


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